RELAZIONE ALLA CONFERENZA D'AVVIO DEI PIANI SOCIALI DI ZONA
Auditorium Tonelli, 30 marzo 2005
La Legge ha favorito il passaggio, storico per l'Italia, da una politica puramente assistenziale dell'intervento pubblico in materia sociale ad una politica "integrata", basata sull'intervento dei vari attori per la costruzione di quel benessere sociale che è motore e base per lo sviluppo. Una politica sociale che vede nel benessere delle persone, delle famiglie e delle generazioni un fine ed un mezzo della crescita economica e sociale. Beni come la formazione, la salute, il lavoro, la conoscenza sono investimenti per lo sviluppo e non solo beni da redistribuire, anche se questo obiettivo rimane importante, ma sono molto di più: sono ricchezza da promuovere. Per questo, un nuovo impianto degli interventi in questo campo deve prevedere il protagonismo fattivo di tutti i soggetti presenti sul territorio: protagonismo che si traduce in partecipazione, di idee, proposte, azioni e conseguentemente in una nuova e più pregnante dimensione di responsabilità sociale. Da questo punto di vista la legge 328 ha proposto strumenti innovativi e modalità di lavoro basati sul metodo della "programmazione partecipata" per la gestione del territorio e delle risposte ai bisogni. Il quadro normativo si è in seguito arricchito dei provvedimenti operati dalla Regione tendenti a coprire l'intera dimensione sociale: iniziate già a partire dalla metà degli anni '90, le innovazioni introdotte dalla Regione ER hanno trovato forte impulso ed hanno condotto all'approvazione della delibera del 2001
"Programma degli interventi ed individuazione dei criteri di ripartizione del fondo regionale socio assistenziale e del fondo nazionale per le politiche sociali per l'anno 2001"; all'adozione (nell'anno successivo) 2002 delle "Linee guida per la predisposizione e l'approvazione dei piani di zona sperimentali"
e
all'approvazione nel marzo 2003 della
Legge regionale n.2
" Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali". Su questo importante e vasto impianto normativo, qui per ovvie ragioni solo brevemente accennato, si innesta il processo che ha portato alla prima definizione dei Piani sociali di zona, un processo sperimentale che ha rappresentato un'esperienza di forte cambiamento per il sistema dei servizi e delle politiche sociali. Una fase sperimentale quella del 2001-2004 che si è tradotta in un'occasione importante per far crescere la comunità locale e per il miglioramento della rete dei servizi, la cui valutazione e i cui risultati saranno assunti nel prossimo Piano Regionale Sociale e Sanitario che sarà varato da qui a poco, dopo le prossime elezioni che ci auguriamo confermeranno il governo regionale uscente. La Regione quindi integrerà il Piano sociale con il Piano sanitario: l'integrazione sociale e sanitaria assumerà prioritario valore strategico nel processo di programmazione integrata. (cito testualmente dalla delibera 615, pag. 6 ): "L'area dell'integrazione socio-sanitaria sarà definita a partire da una rilettura dei ruoli istituzionali e degli strumenti locali di governo associato ed integrato (Conferenze sociali e sanitarie, Comitati di distretto); e da una rivisitazione ed un allineamento dei diversi strumenti di pianificazione locale ( Piani per la salute, Piani di zona, Piani attuativi locali, Programmi delle attività territoriali); da una proposta di strumenti tecnici condivisi da Aziende Unità sanitarie locali e Comuni a sostegno del processo di programmazione integrato e della gestione delle attività socio-sanitarie".
Si attua così, per la prima volta, una significativa ricomposizione a livello regionale di tutti gli strumenti di programmazione del settore.
IPAB
Ulteriore pilastro e fonte di notevole arricchimento nel quadro della discussione e del confronto per la predisposizione del Piano di zona, è costituito dal processo di riorganizzazione delle IPAB. Tale percorso porterà alla costituzione di Aziende pubbliche di servizi alla persona che, oltre agli attuali ambiti di intervento delle IPAB, potrà prevedere ulteriori e diverse funzioni sociali. Le IPAB nel nostro territorio rappresentano realtà importanti e radicate, interlocutori con cui gli enti locali hanno costruito il sistema dei servizi sociali e, insieme al terzo settore, elaborato progetti nell'ambito dei piani di zona, dando spazio e riconoscimento alla pluralità di voci e contributi che caratterizzano la nostra realtà. La riforma delle Ipab che la Regione Emilia Romagna ha definito può e deve rappresentare un'occasione di ulteriore sviluppo per gli enti stessi, perché possano a pieno titolo concorrere alla realizzazione di sempre più efficaci politiche di Distretto.
Noi lavoreremo perché ciò avvenga affinché le risorse e le competenze delle Ipab presenti nel nostro distretto siano messe a servizio della nuova azienda e di modo che esse contribuiscano alla ricerca comune della qualità e dell'efficienza dei servizi erogati. Il processo di programmazione dei Piani di Zona avverrà perseguendo sia il costante confronto interistituzionale sia la partecipazione dei diversi soggetti nei momenti di confronto e concertazione regionale e locale.
La Regione infatti, oltre che fonte normativa e di indirizzo, svolge in questo confronto funzione di stimolo e di messa a disposizione di risorse e di supporti organizzativi, mentre alla Provincia è assegnato il compito, decisivo per il buon esito della programmazione, di "facilitatore" del percorso attraverso l'elaborazione dei dati di scenario, di analisi dei bisogni, di sede di confronto su elementi che possono presentarsi come critici nella fase programmatoria, di definizione cioè di uno sguardo d'insieme utile per i territori, un ruolo quindi di raccordo e coordinamento. Ruolo che la provincia di Modena ha giocato fin dall'inizio, fornendo nella conferenza provinciale di avvio del 20 gennaio scorso una ricca serie di indicazioni sul processo che si andava ad aprire. Alcuni degli obiettivi indicati nella fase sperimentale trovano una sostanziale riconferma e tra questi vanno segnalati:
la costruzione della zona sociale coincidente con l'ambito del distretto sanitario, e il perseguimento dell'obiettivo della partecipazione di tutti i soggetti, in particolare di quelli del terzo settore.
La riaffermazione della zona come motore e ambito di lavoro, conferma che il Piano di Zona si inserisce in un contesto di promozione dello sviluppo locale, complessivamente inteso, che supera i limiti del frazionamento comunale e, soprattutto, valorizza le comunità locali e mette in rete le risorse disponibili.
I servizi sociali, le scuole e le reti di solidarietà costituiscono infatti un'infrastruttura per lo sviluppo che rende più competitivo tutto il territorio: è consapevolezza consolidata che un territorio che si candida a promuovere il proprio sviluppo deve essere socialmente accogliente ed attrezzato, e deve sapere valorizzare il capitale umano realizzando il benessere della comunità che lo compone. Anche per il distretto di Carpi, il Piano di zona sperimentato nel passato triennio ha rappresentato una modalità di lavoro innovativa che ha consentito di avviare, attraverso il coinvolgimento di ampia parte dei soggetti della comunità locale, una programmazione partecipata e una collaborazione per il miglioramento della rete dei servizi. Da qui dobbiamo partire per affrontare le sfide che il futuro ci riserva.
E' oggi necessario operare scelte strategiche che siano capaci di raccordare la qualità dei servizi e la loro diffusione con le risorse finanziarie disponibili, cioè di fare sempre più rete ed integrazione, vale a dire che dovremo tutti lavorare per armonizzare, razionalizzare ed ottimizzare gli interventi, le risorse, le scelte.
Da questo punto di vista, le indicazioni della Regione e gli interventi previsti tendono a rafforzare quella cooperazione tra i soggetti che rappresenta un'esigenza ed una necessità se vogliamo reggere e rispondere alle sfide che ci si propongono. I Comuni del Distretto danno oggi il via al Piano di zona attivando il settore del no-profit, l'associazionismo, il volontariato ed i soggetti rappresentativi delle realtà locali nella costruzione del Piano.
Lavoreremo ad una programmazione triennale che si sostanzia nel
- Consolidamento ed integrazione della rete dei servizi
- Progettazione e realizzazione dei programmi finalizzati annuali
- sviluppo e rafforzamento della coesione sociale, attraverso la crescita e la diffusione della cultura della solidarietà
- contrasto alla povertà e al rischio di esclusione sociale, sostegno all'integrazione e inserimento sociale e lavorativo degli immigrati, alle autonome iniziative delle famiglie e delle comunità, alla condivisione delle responsabilità familiari
- promozione del protagonismo dei bambini, ragazzi e giovani nei processi di formazione e crescita
- sostegno alla non autosufficienza e alla domiciliarità.
- responsabilità familiari e diritti dei bambini e degli adolescenti
- politiche a favore dei giovani
- immigrazione, asilo, lotta alla tratta
- contrasto alla povertà, nelle sue forme consolidate e in quelle nuove, che si presentano come una "zona grigia" nella quale possiamo ritrovare soggetti prima tutelati
- prevenzione e contrasto delle dipendenze e di altra forme di disagio sociale
- politiche a favore di anziani e disabili.
- Centri residenziali Meno di un anno fa abbiamo aperto il centro residenziale L'Abbraccio, il cui capitolato è stato definito insieme ai rappresentanti dei famigliari degli ospiti. Per sviluppare una più profonda conoscenza e per stimolare maggiore sensibilità sul tema della disabilità sono in programma iniziative e convegni rivolti alla città; il prossimo ciclo inizierà nei prossimi giorni: trovate le informazioni nell'invito che abbiamo messo in cartella.
- Inserimenti lavorativi
Dal settembre 2004 disponiamo di un nuovo appalto per l'inserimento lavorativo di persone disabili e adulti in situazioni di disagio. Questo rappresenta un'opportunità ulteriore di rapporto con le aziende, registriamo già un aumento delle prese in carico, sia per quanto riguarda le borse lavoro, le attività occupazionali protette che gli stages individuali infatti sono circa 60 le persone interessate.
Assegno di sostegno, finalizzato a facilitare l'autonomia domestica e una vita maggiormente indipendente: nel 2004 gli assegni di sostegno sono stati 29 nel Distretto
Cito qui anche gli interventi previsti dalla legge regionale 29, per l'adattamento e l'acquisto di automezzi privati e per favorire la fruibilità dell'ambiente domestico.
Non ultimo e di notevole portata e importanza meriterà di essere trattato con opportuni approfondimenti e interventi il tema dell'amministratore di sostegno. Nuova figura introdotta dalla legislazione recente dalle grandi potenzialità e opportunità che rappresenta.
Numerosi i progetti distrettuali inerenti l'affido familiare, l'adozione, la prevenzione e l'intervento nelle forme di abuso in danno ai minori
- Con il progetto "Famiglia-risorsa" abbiamo stabilito una positiva collaborazione con alcune associazioni del distretto per promuovere la disponibilità di famiglie e singoli a sostenere bambini e famiglie in difficoltà. Oltre a questo, abbiamo sviluppato formazione ed informazione sui temi dell'affido, accoglienza ed affiancamento familiare con il coinvolgimento di circa 150 famiglie.
- Adozione: abbiamo dato attuazione al progetto regionale Adozione con l'organizzazione distrettuale del Servizio Adozione che ha coinvolto oltre 20 coppie.
- Interventi di contrasto alle forme di abuso e maltrattamento in danno a minori
- Costituzione di una Equipe multiprofessionale "dedicata" agli interventi in caso di abuso e maltrattamento
- Promozione, informazione e applicazione del protocollo d'intesa che ha visto il coinvolgimento di una pluralità di soggetti dalla Prefettura alle scuole, all'Ausl, agli operatori dei servizi sociali
Abbiamo anche in questo caso sviluppato interventi/progetti/servizi ( in continuità con la Legge n. 285) sia per la promozione dell'agio che per l'intervento sul disagio adolescenziale.
- Potenziamento e consolidamento dei Centri giovani presenti nei 4 Comuni
- L'osservatorio sulle politiche giovanili
- Avvio degli interventi educativi di strada rivolti ai gruppi informali/compagnie di adolescenti e giovani
- Il Centro ascolto adolescenti FREE ENTRY la cui gestione è passata dall'Ausl ai Comuni
- La rete dei Centri educativi (per pre-adolescent dei singoli comuni, creati in collaborazione con le associazioni locali: Centro Hip Hop a Carpi, Centro Vulcano a Soliera, Centro Livingston a Campogalliano)
Il Centro interviene a sostegno della genitorialità e della vita quotidiana delle famiglie con figli 0 - 14 anni ed è diventato negli anni punto di riferimento significativo del le famiglie di Carpi.
Attraverso
Lo Sportello Informa famiglie & Bambini, il Sito WEB regionale e locale, le Consulenze educative per genitori, la Mediazione familiare per genitori separati, il sostegno economico alle famiglie nell'ambito del progetto un anno in famiglia Ricordo inoltre la Consulenza legale della Commissione Pari Opportunità e l'Organizzazione di corsi/gruppi/laboratori per genitori e per neo-genitori. ANZIANI
Di fronte all'aumento dell'aspettativa di vita e del numero degli anziani, dato positivo per ogni società, l'intervento sull'area anziani vede una gamma di supporti molto ampia, volta a sostenere la domiciliarità e ritardare l'eventuale inserimento nelle strutture protette. Si tratta quindi
- Dell'assegno di cura
- Del contributo per interventi alternativi al ricovero
- Del contributo per chi si avvale di assistenti familiari
- Del servizio di assistenza domiciliare
Dal Rapporto sull'immigrazione presentato lo scorso dicembre emerge che nel distretto la percentuale di immigrati sulla popolazione totale è del 6,7% contro un 4,3 a livello nazionale ( anche se le rilevazioni non sono state svolte nello stesso arco temporale.) Dato significativo del fenomeno di questi ultimi anni: l'aumento della presenza femminile e dei giovani. Dunque ci troviamo a rispondere a domande di servizi sempre più numerose e diversificate: asili, scuole, spazi per lo sport ed il tempo libero cui stiamo cercando di dare una risposta mettendo in campo azioni plurime: mediazione culturale, educazione interculturale, momenti di condivisione delle regole e mediazione dei conflitti. Di qui i progetti che prenderanno il via promossi dal Coordinamento interassessorile, tra Ass. alla Pubblica istruzione, alle Politiche culturali, alle Politiche giovanili e alle politiche sociali per consolidare e sviluppare il lavoro di mediazione e integrazione. Intervento sui giovani immigrati di seconda generazione o, come sostengono alcuni autorevoli studiosi, (che mi trovano concorde)nel definirla la prima generazione di italiani. IL PIANO DI ZONA che ci apprestiamo a costruire sarà caratterizzato da un impianto fondato su tre presupposti strategici cui si dovranno ispirare le scelte da compiere:
INTEGRAZIONE/VALUTAZIONE/ACCESSO AI SERVIZI
Integrazione
Il tema dell'integrazione riguarda differenti livelli di programmazione: pubblico/privato/privato sociale; intercomunale; intracomunale. Sotto questo profilo, mentre la partecipazione dei soggetti del privato sociale può sembrare un dato ormai acquisito, ritengo di fondamentale importanza ribadire che la conoscenza e la condivisione degli obiettivi e dei percorsi sia essenziale anche per l'integrazione tra i settori della stessa pubblica amministrazione e per gli operatori che quotidianamente ne sono coinvolti.
Valutazione
L'attivazione di un reale processo di valutazione del Piano può in futuro contribuire a definirne l'impatto e a riorientarne le strategie.
Accesso ai servizi
Il tema dell'accesso si incrocia necessariamente con quello dello Sportello sociale per l'accesso ai servizi, un progetto rivolto a tutti i cittadini, in particolare a quelli anziani. Lo sportello sociale, che prenderà avvio entro l'autunno, sarà, come dice la legge, la porta unitaria di accesso all'insieme dei servizi sociali attivi sul territorio, per far conoscere al cittadino i diritti e le opportunità sociali, per fornire informazioni puntuali e corrette in un clima di ascolto e disponibilità. Lo sportello informanziani è la parte del progetto che verrà realizzata per prima; sarà presente inizialmente presso la sede dei servizi sociali e due centri di promozione sociale sul territorio, saranno fornite le informazioni che consentiranno agli anziani una conoscenza completa e un utilizzo razionale delle risorse messe a disposizione dalla rete dei servizi.
Nel processo di programmazione che oggi inizia, l'obiettivo del coinvolgimento di tutti i soggetti ed in particolare del terzo settore resta prioritario: sotto questo profilo, si conferma la scelta compiuta nello scorso triennio della programmazione partecipata per la condivisione dei bisogni e la definizione di una strategia programmatoria efficace ed efficiente. Ma proprio perché non siamo all'anno zero ed una parte della strada è già stata percorsa con risultati positivi, è necessario individuare modalità di programmazione e di gestione maggiormente pragmatici. Da questo punto di vista, la partecipazione si pone, se vuole essere efficace e perseguire i suoi obiettivi, come strumento della programmazione, come contributo alla elaborazione e realizzazione di interventi e servizi.
Vi è infatti la necessità che il confronto e la cooperazione tra i soggetti porti ad un'unica strategia locale e ad un lavoro " di sistema" per cui ciascuno possa giocare un ruolo attivo attraverso le reciproche e differenti competenze e responsabilità. Questa necessità si intreccia con gli orientamenti definiti dalla regione Emilia Romagna che nei suoi documenti sul piano del 2005-2007 afferma che:
"il quadro delle responsabilità a livello istituzionale indica nel nuovo ruolo del Comune il fondamento dell'intero processo di riforma avviato. I comuni hanno infatti il compito di progettare, programmare, e realizzare il sistema locale dei servizi sociali a rete, assicurando e promuovendo il concorso dei soggetti del terzo settore, degli altri soggetti sociali e delle Aziende pubbliche di servizi alla persona".
Il metodo che seguiremo per realizzare la programmazione partecipata, condiviso con i comuni del distretto con l'Azienda Usl e le presidenze della Ipab distretto, sarà quello dell'ascolto e dell'indagine conoscitiva.
Ascolto e indagine per una ricognizione ed un aggiornamento sui bisogni che risulta essenziale per la definizione delle azioni del piano.
Ci attendiamo che l'ascolto ci fornisca un quadro delle problematiche presenti sul territorio e del sistema di offerta dei servizi ed una valutazione della capacità del sistema di rispondere ai bisogni.
L'ascolto sarà realizzato attraverso incontri con interlocutori specifici, gruppi rappresentativi della società civile e del sistema dei servizi presente sul territorio. L'indagine sarà mirata alle cooperative sociali, aggregazioni, associazioni, gruppi, etc.
Presidio organizzativo e punto cruciale del processo sarà l'Ufficio di Piano, opportunamente potenziato a livello distrettuale che avrà il compito di organizzare i momenti di ascolto e raccordare le diverse fasi della raccolta dei dati. Una volta compiuta la fase dell'ascolto, si definiranno gli indirizzi generali per il triennio, rispetto sia al sistema di governo e di gestione sia alle diverse aree di intervento e relativi servizi. Sulla base di questi indirizzi generali verranno definiti i programmi attuativi annuali.
Una costante che caratterizzerà l'intero processo sarà il continuo coinvolgimento e aggiornamento della commissione consiliare competente.
Seguirà la fase della sottoscrizione degli accordi di programma e l'approvazione da parte dei Consigli comunali.
Ci aspetta un periodo di intenso lavoro, di confronto e di verifica, al quale tutti siamo chiamati ad avvicinarci con la volontà di costruire un piano utile, efficace e realistico, un piano che partendo dai reali bisogni, si misuri con le risorse, le capacità e le possibilità, e che valorizzi anche le tante risorse del nostro territorio, materiali ed umane per realizzare quello che è lo scopo ultimo della progettazione: IL BENESSERE SOCIALE.